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XI° INCONTRO

L’Osservatorio scientifico della memoria scritta, orale, filmica, e del patrimonio autobiografico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’èthos : la memoria autobiografica dell’uomo di scienze
Castello Guevara (Bovino-Foggia – Italia)

1-5 agosto 2012

 

 

 

 

 

L’Osservatorio scientifico della memoria scritta, orale, filmica, e del patrimonio autobiografico (L’Observatoire scientifique de la mémoire écrite, orale, filmique, et du patrimoine autobiographique) promuove l’XI incontro sul seguente tema:

L’èthos : la memoria autobiografica dell’uomo di scienze
          Le autobiografie di scienziati esprimono spesso l’esigenza di costruire un ponte fra lavoro, weltanschauung e vita privata. Racconti autobiografici che tendono a spiegare il proprio impegno in delle attività che non sono comprensibili facilmente per la maggior parte delle persone. Soprattutto questo raccontarsi ci parla dell’èthos. I risultati scientifici sono sottomessi, ieri come oggi, al giudizio d’una opinione pubblica favorevole o sfavorevole. La ricerca sul nucleare e sulle cellule staminali, ad esempio, è osservata da punti di vista antagonisti, non sempre in sintonia con i sistemi di valore egemoni e con il senso comune. Tutti questi vari fattori si riverberano sulle riflessioni che un uomo di scienza porta sulla sua stessa vita, sulle sue responsabilità, configurandone l’èthos.
         Secondo la retorica, l’èthos corrisponde all’immagine che il locutore dà di sé stesso attraverso il suo discorso. Aristotele nell’Etica Nicomachea afferma che la vera scienza deve essere contemplativa, presupponendo così un ruolo dello scienziato come colui che si occupa di cose eterne, e la cui principale funzione è riconoscere. L’Umanesimo impone un’altra visione, cioè quella dell’uomo demiurgo, che si sbarazza di un rapporto impositivo col trascendente, che non nega, ma ignora. L’uomo vitruviano di Leonardo, inscritto nelle figure perfette del cerchio e del quadrato, rappresenta bene la nuova visione dell’Umanesimo. E tuttavia Aristotele detterà ancora le sue regole. In piena Contro-Riforma, durante i processi a Galileo, gli inquirenti del Tribunale dell’Inquisizione si rifiutano di guardare nel canocchiale e si barricano dietro l’ipse dixit, difendendo ciecamente le teorie aristoteliche. Galileo, però, pur vivendo in un periodo port-rinascimentale, erede dunque di una concezione che considerava l’uomo al centro dell’universo, pur essendo creatore di nuovi metodi di ricerca, non rivendicava per sé questo ruolo, non si considerava il motore della straordinaria rivoluzione scientifica che aveva inagurato, sostenendo di leggere solo ciò che è già scritto nel grande libro della natura.
           L’io dello scienziato è ancora ben lontano in quest’epoca dalla concezione che nel XIX e XX secolo, imporrà l’idea di genio, l’importanza dell’intuizione, come motori chiave nella storia della scienza, definendo il modello ideale di scienziato.
L’individualismo nel Romanticismo vede fiorire la memorialistica, il genere biografico e autobiografico. Per dare risalto alla singolarizzazione della figura dello scienziato si tende anche a sfrondare l’insieme di concause che permettono le scoperte, che nella realtà sono sempre o quasi sempre operate a più mani.
           Pierre Bourdieu ne parla nel capitolo «La lutte reglée» (in Id., Science de la science et réflexivité (Cours du Collège de France 2001, Paris, Raison d’agir Éditions, 2001), e menziona come esempi Newton e Einstein come soggetti collettivi, cioè parte integrante di un lavoro in équipe. Inoltre, è un fatto, che molti scienziati arrivino in momenti diversi agli stessi traguardi, anche se l’idea di primogenitura persiste, e in vari casi ha fondate ragioni di esistere.
Qual è la riflessione che un uomo di scienza porta su questa problematica ? Qual è il suo èthos ? Nikola Tesla rifiuta, per esempio, il premio Nobel perché Marconi vi era stato già candidato per lo stesso campo di ricerca. L’idea di essere primo assume una grande importanza dal XIX secolo in poi. (My inventions – Nikola Tesla’s Autobiography
http://www.lucidcafe.com/library/96jul/teslaauto06.html)
           È evidente che dall’approccio maieutico del Dialogo sui massimi sistemi (1632) di Galilei che trasla il suo io in Filippo Salviati, si passa ad una “coscienza sempre più infelice”, come Hegel definisce nella Fenomenologia dello spirito (1807) la contraddizione fra il soggetto e i punti di riferimento esterni che gli sono costantemente negati. La consapevolezza individuale si rivela essere direttamente proporzionale al ruolo che il soggetto assume solipsisticamente. Si veda il senso di responsabilità, il peso che incombe su Bernard Russell, come emerge dall’autobiografia (The Autobiography of Bertrand Russell, 3 vols., London: George Allen & Unwin, 1967–1969).

             La sociologia della scienza ha osservato le formulazioni del discorso scientifico, ed ha messo in evidenza le modalità di trasmissione e di narrazione che nelle diverse circostanze sono rivelatrici dell’idea che lo scienziato ha di se stesso, che traspare anche dal come comunica le sue scoperte. I risultati di questi studi spesso portano a sottrarre quell’aura secolare che ha accompagnato la costruzione autobiografica e biografica delle vite degli scienziati. La competività nei laboratori, il distacco dall’osservazione diretta della natura [ «A science of life without nature?» (cfr: K. Knorr-Cetrina, Epistemic Cultures: How the Sciences Make Knowledge, Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 1999, p. 138] rendono assai complessa la posizione dello scienziato in seno alla società, e sfumano il concetto di invenzione.
             Mirko Grmek si interroga a lungo sulla definizione di scoperta. Un concetto che ha permesso l’edificazione della figura dello scienziato, del genio unico che fa delle scoperte grazie alla propria intuizione, e che ha generato tra l’altro tante interpretazioni paraletterarie.
« Uno storico delle scienze scrupuloso non potrà dare soddisfazione alla giuria di un ‘quiz’ televisivo» (Mirko Grmek, Claude Bernard et la méthode expérimentale, Paris, Éd. Payot, 1991, p. 13. 1° ed. Genêve 1973).
La sociologia della scienza ha elaborato teorie sulle modalità di concezione e comunicazione delle scoperte scientifiche e sulla retorica testuale, mettendo in evidenza le strategie discorsive che valorizzano l’effetto-verità:


1) Popper et Kuhn hanno espresso opposte opinioni intorno ai processi di creazione scientifica, ciò che ha delle conseguenze sulla visione che lo scienziato ha di se stesso. (Popper, The logic of scientific resolutions (1962); Kuhn «Historical structure of scientific discovery» (1962). Semplificando al massimo per Popper gli uomini di scienza cercano sempre di capovolgere le teorie regnanti; mentre per Kuhn la scienza avanza per paradigmi, cioè basandosi su matrici disciplinari. Due teorie che profilano, dunque, due modelli diversi di scienziato.

2) David Bloor, Knowledge and Social Imagery (Routledge, 1976; 2nd edition Chicago University Press, 1991) ritiene che le scoperte vengano legittimate per ragioni di natura diversa (prestigio personale, affidabilità, stile della presentazione, nazionalità); mentre Bruno Latour ANT (Actor-Network Theory). Bloor, riprendendo in parte la semiotica di Greimas, considera come agenti legittimanti sia i fattori umani, che materiali e relazionali. Ogni elemento (dalle strumentazioni, alle sovvenzioni, alle relazioni ) ne sarebbe l’attore, e lo scienziato è il regista di questi insiemi.

3) Il concetto di testo (come si traducono in parole le procedure scientifiche, come si legittimano nel proprio mondo accademico e all’esterno) gioca un ruolo centrale.
La scienza è anche una narrazione, e diversi studi spiegano la struttura del discorso scientifico. Pierre Bourdieu nel libro citato supra menziona gli studi di G. Nigel Gilbert e Michael Mulkay, Opening Pandora's box: A sociological analysis of ‘scientists' discourse, Cambridge: Cambridge University Press, 1984, che affermano che i discorsi scientifici sono del tutto asimettrici in dipendenza del contesto. Riporta Bourdieu: « Il ‘repertorio empirista’ è caratterizzato da relazioni formali di ricerca sperimentale che sono scritte conformemente alla rappresentazione empirista dell’azione scientifica : lo stile deve essere impersonale e minimizzare il riferimento agli attori sociali e alle loro credenze in modo da produrre tutte le apparenze dell’obbiettività [...] Mentre il ‘repertorio contingente’ coesiste col primo : quando parlano informalmente i sapienti insistono sulla dipendenza rispetto a ‘un senso intuitivo della ricerca’ » (Bourdieu, op. cit., p. 49).


Qual è lo scopo di questo incontro 2012 ?
Il nostro comitato scientifico è storicamente composto da narratologi, esperti di testi autobiografici, storici, analisti dei discorsi di gente comune. Per il colloquio 2012 il comitato è allargato ad esperti in campo scientifico. Lo scopo principale dell’incontro è lo studio della retorica del testo autobiografico, l’èthos in una prospettiva principalmente narratologica, linguistica.
Non si tratta dunque di comprendere la veridicità di ciò che si racconta, ma principalmente il modo in cui il soggetto vuole trasmettere la visione di se stesso, le circostanze delle sue scoperte, il rapporto con la società in senso largo, quale patto autobiografico stabilisce (Philippe Lejeune, Le pacte autobiographique, Paris, Seuil, 1975).

Saranno accettate anche se in numero decisamente inferiore delle proposte riguardanti il genere biografico, e proposte di analisi e proiezione di film-documentari. Una rassegna filmica accompagnerà il colloquio 2012.
Ognuno potrà parlare la propria lingua. Non ci saranno traduzioni simultanee, ma se dei problemi di comprensione si manifesteranno, si faranno delle traduzioni in consecutiva.
Gli interventi potranno (dietro lettura dei referees) essere pubblicati nella rivista annuale tematica: Mnemosyne o la costruzione del senso, Presses Universitaires de Louvain.
La proposta per participare al colloquio dovrà essere di max. 250 parole, accompagnata da un breve CV.
La scadenza per presentare una proposta di intervento: 28 febbraio 2012



Comitato scientifico
Beatrice Barbalato, Directeur de la revue Mnemosyne, o la costruzione del senso, PUL,
Université catholique de Louvain
Fabio Cismondi, Fusion for energy-European Union.
Albert Mingelgrün, Université Libre de Bruxelles
Edgar Radtke, Universität Heidelberg


Organizzazione
Irene Meliciani, segretaria dell’organizzazione, asbl Mediapolis.Europa
Michele Lenoci, Comune di Bovino
Giulia Pelillo, Universität Heidelberg
SIPARIO, Società cooperativa Bovino


http://mediapoliseuropa.freehostia.com

beatrice.barbalato@gmail.com